L'intervista è riascoltabile sul sito della radio cliccando QUI o all'indirizzo http://radionumberone.it/replay/il-club-degli-ambasciatori-replay/dottoressa-gabriella-starnotti-sui-raggiri-agli-anziani.
Ieri (29/10) la Dott.ssa Gabriella Starnotti è stata intervistata telefonicamente dall'emittente Radio Number One sul tema dei raggiri agli anziani. Nel corso della diretta si è parlato della nostra iniziativa "AutoDifesa Anziani".
L'intervista è riascoltabile sul sito della radio cliccando QUI o all'indirizzo http://radionumberone.it/replay/il-club-degli-ambasciatori-replay/dottoressa-gabriella-starnotti-sui-raggiri-agli-anziani.
0 Comments
![]() Torna AutoDifesa Anziani, il laboratorio per imparare a riconoscere e a difendersi da truffe e raggiri. Gli incontri attualmente in calendario al momento sono due e si terranno entrambi presso il nostro Studio in Corso Duca degli Abruzzi 42 a Torino. Prossimi appuntamenti: martedì 4 novembre h. 17:00-19:00 lunedì 17 novembre h 17:00-19:00 Costo di partecipazione: 8 euro a persona a incontro (La partecipazione è soggetta al numero degli iscritti e verrà confermata entro due giorni dalla data scelta.) Per prenotazioni e informazioni telefonare al numero 3457001550 (Dott.ssa G. Starnotti) o inviare una mail QUI. Evento Facebook Scarica la locandina: ![]()
Nato nello Yorkshire nel 1898, ebbe un’infanzia difficile, segnata da genitori poco propensi a mostrare affetto verso i figli. Cagionevole di salute fin da piccolo, spesso fingeva altri disturbi, soprattutto per attirare l’attenzione del padre, un uomo burbero e scontroso anche con i suoi 7 figli. Durante la sua infanzia, Christie frequenta i Boy Scout ed il coro della chiesa e ad 11 anni vince una borsa di studio per la scuola secondaria, dove eccelle in matematica. Timido e introverso, a 15 anni lascia la scuola, trovando lavoro nella Vigilanza Urbana di Halifax dalla quale ben presto viene licenziato per un piccolo furto. Il padre lo prende quindi a lavorare nella sua fabbrica di tappeti, ma anche qui viene sorpreso a rubare. In seguito a questo scandalo, il padre lo caccia di casa, rovinando definitivamente la sua salute psicologica. Infatti nel 1915 viene arruolato per la I Guerra Mondiale, ma già si mostra un ipocondriaco che ama parlare solo delle sue presunte malattie. Mentre presta servizio come soldato di fanteria , viene apparentemente ferito in un attacco di gas, in seguito al quale mostrò di essere rimasto cieco per 5 mesi e di aver subito per tre anni e mezzo una perdita isterica della voce. Secondo lui ciò lo rese anche definitivamente incapace di parlare ad alta voce. Nel 1920 conobbe e sposò la moglie Ethel, da cui non ebbe figli, e questo sembrò potesse cambiare in meglio la vita di Christie. Ma la vita matrimoniale entrò presto in crisi: considerato impotente da parenti e conoscenti fino dall'adolescenza, per più di due anni non ebbe rapporti sessuali con la moglie, a probabile conferma della sua impotenza e del suo complesso di inferiorità nei confronti delle donne. Anche in seguito non ebbe comunque mai rapporti sessuali regolari con la moglie. Nel 1923 Christie e la moglie ebbero una serie di violenti litigi, in seguito ai quali vissero separati per un po' di tempo. In questo periodo Christie trovò e perse numerosi lavori, sempre per la sua abitudine di commettere furti sul luogo di lavoro: impiegato per un breve periodo all'ufficio postale, dovette scontare sette mesi di prigione per aver rubato assegni e denaro inviati per posta. Rilasciato, venne di nuovo arrestato per aggressione (aveva colpito una donna alla testa con una mazza da cricket) e al suo rilascio la moglie, impietosita, tornò a vivere con lui. ![]() Nel 1934 Christie fu investito da un'auto riportando tra le altre, anche gravi ferite alla testa. È però nel 1938 che Christie e sua moglie si trasferirono in un appartamento di Rillington Place, a Londra, che diventerà il teatro di molti omicidi. L’anno successivo Christie entra nella Milizia Territoriale e si guadagna la fama di prepotente, facendo sfoggio di potere e di autorità nei confronti dei cittadini che punisce per piccole infrazioni durante gli oscuramenti. Proprio in questo periodo, durante un'assenza della moglie in visita a dei parenti, attirò in casa e strangolò Ruth Fuerst , la prostituta di origine austriaca che sembra esser stata la sua prima vittima. Con lei Christie iniziò a mostrare il rituale omicida che da allora lo contraddistinse: dopo aver fatto ubriacare la donna, la convinse a fare un suffumigio aspirando vapori balsamici da un vaporizzatore di sua invenzione che doveva curare raffreddore e mal di gola; l'apparecchio era però collegato al tubo del gas, cosicché la vittima aspirava senza rendersene conto anche il gas, il cui odore era nascosto dal forte odore della canfora e delle resine usate per il suffumigio. Dopo che la vittima aveva perduto i sensi, Christie la strangolava e ne violentava il cadavere. Ruth Fuerst fu sepolta in giardino, e nel 1943 stessa sorte toccò a Muriel Eddy, una impiegata della fabbrica di radio dove anche Christie aveva trovato lavoro dopo essersi congedato. Muriel si era fermata nell'appartamento di C. mentre sua moglie era assente e aveva detto di sentirsi poco bene: il suo ospite per "curarla" le fece inalare un gas letale. Così Eddy raggiunse Ruth Fuerst nel giardino. ![]() Nel 1949 Timothy Evans, uno psicolabile con turbe psichiche, prese in affitto il piano superiore dell'abitazione al n. 10 di Rillington Place con la moglie e la figlioletta di due anni, Geraldine. La dinamica dell'accaduto non è mai stata del tutto chiarita, comunque Christie, approfittando dell'assenza del marito, uccise anche la signora Evans e Geraldine, nascondendone i corpi nel lavatoio dell'edificio e convincendo Evans che la colpa degli omicidi sarebbe ricaduta su di lui. Terrorizzato, Evans perse la testa: sparì per un periodo, poi ricomparve per recarsi dalla polizia ad autoaccusarsi. Durante la perquisizione, la Polizia trovò il cadavere di Beryl Evans in un capanno dietro la casa, insieme alla sua bambina Geraldine, strangolata. Con il ritrovamento dei corpi, Evans dapprima confermò di aver ucciso sia la moglie sia la figlia, in seguito cambiò la sua versione e accusò Christie. Nella seconda dichiarazione giurata il camionista asserì che la moglie era morta durante un aborto praticato da Christie , dopo il quale questi si era offerto di concordare un' "adozione non ufficiale" della piccola Geraldine. Confuso, con un linguaggio molto limitato e quasi incomprensibile, Evans non fu creduto, anche grazie alla testimonianza di Christie che riferì di continue e violente liti tra lui e la moglie. La giuria scelse invece di credere a Christie , descritto in tribunale dalla pubblica accusa come "un uomo assolutamente innocente". Ritenuto colpevole, Evans venne condannato a morte ed impiccato. In una notte di dicembre del 1952, Christie strangolò la moglie con una calza da donna ed incastrò il corpo sotto le assi del pavimento, dichiarando in seguito che era stata colta da convulsioni e che egli "non poteva sopportare di vederla soffrire". I motivi che lo spinsero ad uccidere la moglie, suo unico punto di riferimento, non furono mai del tutto chiariti. Eliminato il fastidio rappresentato dalla presenza in casa della moglie, il piano omicida di Christie si intensifica e la lista dei suoi delitti si allunga nel 1953, quando, in una note di gennaio, si portò a casa Rita Nelson, una prostituta di Londra, la fece bere fino a stordirla ed a farle respirare il gas. Quando la Nelson perse i sensi, Christie la strangolò e violentò il cadavere prima di nasconderlo in un armadio. Ripetè lo stesso rituale pochi giorni dopo con la prostituta Kathleen Maloney, e con Hectorina McLennan. ![]() Poco dopo Christie, ormai in condizioni psichiche molto precarie, lasciò l’abitazione di Rillington Place, vagando per Londra senza meta. I nuovi inquilini cominciano a rinnovare i locali e trovarono un armadio, nascosto da uno strato di carta da parati, con dentro 3 cadaveri di donna. La polizia, chiamata nel frattempo, trovò subito sotto il pavimento il corpo della moglie e riesumò in giardino le prime due vittime di Christie. Nell'appartamento fu rinvenuta una scatola di latta contenente dei peli pubici prelevati da quattro donne diverse (che però non appartenevano a nessuna delle vittime accertate di Christie). La mattina del 31 marzo Christie venne riconosciuto da un poliziotto mentre vagava sul lungo Tamigi ed arrestato; interrogato, egli confessò tutti gli omicidi tranne quelli della signora Evans e della piccola Geraldine, ammettendo inoltre di aver violentato i 5 cadaveri subito dopo la morte (come del resto testimoniavano le tracce di sperma rinvenute sui corpi). Come sostenuto dal Dr. Francis Camp (il patologo che esaminò i cadaveri), Christie era arrivato ad un punto in cui non riusciva ad avere rapporti con una donna a meno che questa non fosse totalmente priva di conoscenza (patologia piuttosto diffusa in soggetti che, come Christie, soffrono di violenti complessi di inferiorità e di inadeguatezza nei confronti dell'altro sesso, spesso accompagnati da una abnorme "ansia da prestazione") e da questo alla necrofilia il passo era stato molto breve. Fortemente influenzato dal clima severo, rigoroso e privo di affetto della sua infanzia, dall'esser stato costretto a vegliare il cadavere del nonno all'età di 8 anni (evento di cui aveva conservato un ricordo molto forte) e da una personalità che si può definire inadeguata, Christie era un serial killer solo parzialmente organizzato, tanto che l'aumentare della pressione psicologica dovuta ai suoi crimini lo aveva portato alla rottura del suo equilibrio, ad una fase di disorganizzazione e confusione mentale. Malgrado i tentativi dell'imputato e del suo difensore di invocare l'infermità mentale, Christie venne giudicato sano di mente e impiccato il 15 luglio 1953. In una inchiesta ufficiale condotta nel 1965-66, il giudice Sir Daniel Brabin stabilì che Evans era stato giustiziato pur essendo innocente, e per questo gli venne concessa la grazia postuma. . L'erronea condanna di Timothy Evans e la sua esecuzione colpirono fortemente l'opinione pubblica britannica, ed è anche in seguito a questa vicenda che la pena di morte per omicidio venne prima sospesa e poi abolita in Gran Bretagna: Evans è stato infatti uno degli ultimi condannati ad essere giustiziato nel Regno Unito. La storia di Christie è stata portata sugli schermi in un film del 1971, “ 10 Rillington place” , interpretato da Richard Attenborough . [ a cura di G. Starnotti]
Può capitare che una coppia giunga a richiedere una terapia nutrendo delle aspettative erronee su ciò che accadrà; vediamone alcune. “Il terapeuta aggiusterà tutto, vedrai!” Come un essere mitologico a metà strada tra divinità e supereroe, lo psicoterapeuta è investito di un ruolo riparativo assoluto, in cui i partner dovrebbero assistere passivamente. In realtà, nessun cambiamento è possibile senza un investimento emotivo da parte della coppia, attrice principale del processo. “Finalmente qualcuno darà ragione a me, e torto a te!” La conta dei torti e delle ragioni non è oggetto della terapia di coppia, semplicemente perché si tratta di un contesto non giudicante. Se una persona si sente ferita da qualcosa che il partner ha fatto, se ne discute insieme e si cerca di capire cosa ha fatto sentire come chi. I verdetti e le pene vengono assegnate nei tribunali, non dai terapeuti. “Il terapeuta cambierà il/la mio/a partner, e sarà come dico io!” La terapia non avviene all’interno di un concessionario automobilistico (tutt’al più, nel portone di fianco o al piano di sopra), quindi non è il luogo dove cambiare il partner con il modello successivo. A cambiare è la relazione, e questo non può avvenire senza un cambiamento che coinvolga entrambi. “Anche se lo/la sto tradendo, al terapeuta non deve interessare!” Questa affermazione non è totalmente errata, nel senso che non sta al terapeuta esprimere atteggiamenti morali sulle infedeltà. Il problema invece è che, in presenza di una terza persona, viene a cadere l’intero impianto della terapia. Una relazione parallela significa che uno dei due non ha motivazione per continuare il lavoro, perciò è inutile prendersi in giro tutti quanti e impiegare tempo (e denaro) per un qualcosa che si sa già di non volere. Come per ogni terapia, la cosa migliore è confrontarsi con il terapeuta sugli eventuali dubbi e perplessità, così da evitare malintesi e fraintendimenti. Sarà compito del professionista indicare la strada più opportuna. [ a cura di C. Laria]
Nasce a Berlino nel 1912. Operaio delle ferrovie tedesche e membro del partito nazista, Ogorzow, durante la seconda guerra mondiale, divenne noto come l' "Assassino della S-Bahn" (la linea ferroviaria urbana). Si appostava infatti a caccia di vittime femminili lungo la ferrovia, sulla linea per Berlino. Era un sadico che uccideva per il proprio piacere sessuale, godendo del terrore che provavano. Nel 1940 già tre donne erano state accoltellate e altre due aggredite all'interno dei distretti orientali di Rummelsburg e Karlshorst. Poi, in autunno, nel vicino sobborgo di Friedrichsfelde venne scoperto il corpo di un'altra giovane donna, Gerda Ditter, madre ventenne di due figli: era stata strangolata e pugnalata al collo. Seguirono altre vittime: una donna di 30 anni fu picchiata fino a farle perdere conoscenza e gettata da un treno in corsa non lontano dalle aggressioni precedenti. Il corpo della diciannovenne Irmgard Frese fu rinvenuto sul margine di una strada, vicino ai binari: aveva il cranio fratturato ed era stata violentata. Anche quello di Elfriede Franke, infermiera di 26 anni, venne trovato con lesioni alla testa a soli 500 metri di distanza dall'altro. Anche lei era stata gettata da un treno. La trentenne Elisabeth Bungener venne ritrovata vicino ai binari a Rahnsdorf ugualmente con il cranio fratturato. Una settimana dopo fu scoperto il corpo della quarantaseienne Gertrud Siewert. Anche nel suo caso erano riconoscibili le stesse modalità: aveva ferite alla testa ed era stata gettata da un treno. Pochi giorni dopo il corpo della ventottenne Hedwig Ebauer fu trovato in circostanze analoghe. Tutti questi casi, secondo la Polizia, presentavano lo stesso modus operandi e si presumeva fossero stati tutti compiuti dall'assalitore sconosciuto, ormai noto come "L'ASSASSINO DELLA S-BAHN" . Poi gli attacchi del killer diventarono più sporadici. Passarono cinque settimane prima che l'uomo colpisse ancora e venisse ritrovato vicino ai binari il corpo della 39enne Johanna Voigt: anche a lei erano state inferte profonde ferite al capo ed era stata gettata dal treno. L'ultima vittima, la 35enne Frieda Koziol, fu rinvenuta cinque mesi dopo, con il cranio fratturato, nella stessa zona dove dieci mesi prima era stata uccisa la prima vittima. Il caso di Paul Ogorzow è stato oggetto di un racconto semiromanzato in lingua tedesca ed è stato considerato come soggetto di un film. Gli impulsi che lo spingevano erano, a quanto pare, puramente sessuali. Ma i suoi crimini forniscono alcune indicazioni importanti anche sui pregiudizi ideologici dell'epoca. I dieci mesi impiegati per la sua cattura non stupiscono se si considera che la Kripo, unità speciale della polizia creata per combattere i numerosi crimini che venivano compiuti durante il black out, dovette affrontare una serie di ostacoli durante le indagini. Anzitutto, le autorità di Berlino non volevano dare risalto agli omicidi per non creare panico, per cui alla pubblica opinione veniva comunicato solo lo stretto necessario: una potenziale fonte di dati venne così sacrificata. Un problema serio, inoltre, era rappresentato dai blackout, le cui restrizioni costituirono una manna per i criminali di Berlino. Lo stesso Ogorzow sfruttava il buio per inseguire le sue vittime e poi fuggire con facilità protetto dalla notte. Inoltre, la Kripo lavorava in un contesto di preconcetti e pregiudizi. Il primo era l'eccessivo grado di fiducia accordato a chiunque indossasse un'uniforme. Sebbene la vittima di una delle prime aggressioni avesse indicato che il suo assalitore indossava il cappotto delle ferrovie tedesche, la Kripo prese in considerazione la possibilità che l'assassino fosse effettivamente un ferroviere solo molto più tardi. Furono inoltre riportate considerazioni fuorvianti: alcuni ufficiali suggerirono che l'aggressore avrebbe potuto essere uno dei tanti ebrei che lavoravano nelle ferrovie, oppure che si potesse trattare di un agente segreto britannico, oppure ancora che l'assassino potesse essere un lavoratore straniero, uno dei tanti di solito deportati contro la loro volontà per soddisfare le esigenze di manodoperra dei settori industriali e commerciali. Pare quindi che all'inizio Orgozow non fosse stato preso seriamente in considerazione come sospetto, ma che avesse piuttosto fatto una buona impressione. Descritto come "diligente e laborioso, felicemente sposato con due figli", appartenente al partito nazista, Ogorzow rispondeva a tutte le aspettative che il regime aveva verso un membro solido e corretto della società tedesca. Tuttavia, nelle indagini della polizia riaffiorava sempre il nome di quell'assistente segnalatore di 28 anni della S-Bahn, che aveva suscitato il sospetto dei colleghi a causa della sua forte misoginia e dell'abitudine, nelle ore di servizio, di saltare la recinzione perimetrale ed allontanarsi. Ogorzow fu arrestato e sei giorni dopo, al termine di un intenso interrogatorio, ammise finalmente otto omicidi, sei tentati omicidi e altri 31 casi di aggressione. Quando iniziò il suo processo, nel 1941, Ogorzow non ebbe comprensione da parte dei suoi compagni nazisti. Impazienti di gettarsi alle spalle lo scandalo, i leader di partito sbrigarono la seduta in un solo pomeriggio, condannandolo a morte. Durante il processo, fu descritto come "un assassino dalla natura fredda e calcolatrice che sfruttava i blackout per soddisfare le sue depravate pulsioni sessuali". Prima della fine dello stesso mese in cui aveva commesso il suo ultimo omicidio, Paul Ogorzow fu processato, condannato e ghigliottinato nella prigione di Plotzensee. [ a cura di G. Starnotti]
Quello di Vincenzo Verzeni, noto come “lo Strangolatore di donne” o “il Vampiro Bergamasco”, è il primo caso di omicida seriale studiato scientificamente: se ne occupò infatti Cesare Lombroso. Nato nel 1849 a Bottanuco, nel Bergamasco, vive l'infanzia in una famiglia disagiata, non solo economicamente: il padre infatti è alcolizzato e violento, mentre la madre, remissiva e bigotta, soffre di epilessia. Verzeni inizia la sua carriera criminale all'età di 18 anni: nel 1867 infatti aggredisce nel sonno la cugina Marianna, che abita nella sua stessa casa, e tenta di morderle il collo. Fugge però dinanzi all reazioni della dodicenne. Nel 1869 una donna, Barbara Bravi, viene avvicinata da un individuo che tenta di strangolarla. Alle sue grida, però, l'aggressore fugge. Pur non riuscendo a vederlo, la donna non escluderà che possa essere stato Verzeni. Ancora nel 1869, Margherita Esposito viene aggredita da un uomo che identificherà poi nel Verzeni; nello steso periodo un'altra donna, Angela Previtali, viene aggredita e trascinata in un luogo isolato, trattenuta per alcune ore e poi liberata dal Verzeni per compassione. E' però nel 1870 che il “Vampiro Bergamasco” uccide per la prima volta, accanendosi su Giovanna Motta, una ragazzina di 14 anni probabilmente scelta a caso. La soffoca, la morde, ne beve il sangue, ne asporta gli organi interni e i genitali. Pochi mesi dopo, nel 1871, anche Elisabetta Pagnoncelli verrà trovata uccisa con un modus operandi molto simile a quello della Motta. Sulla scena di entrambi i delitti vengono ritrovati degli spilloni disposti in forma simmetrica, quasi rituale, il cui significato è però rimasto oscuro. La sera precedente al secondo delitto, Verzeni aveva cercato di uccidere Maria Previtali, senza riuscirci; fu in seguito a tale fatto che venne arrestato: invitata ad indicare il suo aggressore, infatti, la donna riconosce Verzeni come colpevole. Cesare Lombroso, incaricato della perizia psichiatrica, gli diagnosticherà la pellagra (che egli considerava, come l'epilessia, un indice di comportamento criminale) in forma avanzata. Lo riterrà “affetto da necrofilomania o pazzia per amori mostruosi o sanguinari”, definendolo “un sadico sessuale, vampiro, divoratore di carne umana”: diagnosi sostanzialmente corretta seppure basata sulle improbabili valutazioni fisiognomiche tipiche della teoria lombrosiana. Processato e condannato ai lavori forzati a vita, si salverà per un voto dalla pena di morte. Forse a65nche grazie alla perizia di Lombroso, che pur non ritenendolo infermo di mente lo indica come criminale patologico “nato”. Solo dopo la sentenza il “Vampiro Bergamasco” racconterà a Cesare Lombroso il perché dei suoi efferati rituali e come ogni azione fosse strettamente legata all'eccitazione sessuale che egli provava: descriverà minuziosamente l’eccitazione prodotta dall'atto di strangolare le sue vittime e di succhiarne il sangue dopo aver fatto scempio del corpo. Vincenzo Verzeni non reggerà a lungo ai lavori forzati e nel 1874 verrà trasferito nel manicomio criminale di Milano dove presto tenterà il suicidio, dopo aver gravemente ferito un infermiere mordendolo ai genitali e causandogli l’asportazione di un testicolo. Secondo la versione ufficiale sarebbe morto a seguito del tentativo di suicidio, ma studi recenti sembrano datare la sua morte al 1918, nel paese di origine in cui era tornato dopo aver scontato 30 anni di carcere. [A cura di G. Starnotti]
Nato nel 1912 in Arkansas, fin da giovanissimo fu affascinato dalla medicina. Privo tuttavia dei mezzi economici e dell'impegno necessario per seguire i corsi regolari, trovò lavoro in ospedale, dove accumulò attraverso la pratica una discreta conoscenza dell'uso dei farmaci. Nel 1940 venne assunto presso il Camarillo State Hospital in Cailfornia, nel reparto in cui venivano utillizzate terappie insuliniche per il trattamento delle malattie mentali. Nel 1950 fu condannato a S. Francisco per possesso illegale di morfina e messo in libertà vigilata per 5 anni. Tuttavia, a causa di un secondo reato, gli venne revocata la libertà vigilata e fu rinchiuso nel carcere di Chino. Evaso nel 1951, fu rapidamente catturato e trasferito nel carcere di San Quintino. Nel 1953 però gli venne concessa la libertà condizionale. Anche la sua vita privata fu alquanto movimentata: delle sue 7 mogli, sposate in 15 anni, 3 morirono per misteriose malattie , tra il 1958 ed il 1966. Anche un numero sospetto dei suoi amici e parenti morì in strane circostanze. Nel 1967 venne arrestato con l'accusa di tre omicidi di primo grado: quello della quarta moglie, morta nel 1956 dopo soli due mesi di matrimonio; quello di un giovanissimo nipote, morto nel 1961, e quello della settima moglie, la scrittrice Mary Brinker Arde, morta nel 1966. Secondo l'accusa, Archerd li avrebbe commessi praticando un'overdose di insulina, producendo in tal modo attacchi letali di ipoglicemia. Fu sospettato anche di altri tre omicidi: quello di un amico, morto nel 1947; quello della quinta moglie, morta nel 1958, e quello di un altro amico, morto nel 1960. In tutti e tre i casi le vittime avevano mostrato i classici sintomi dell'ipoglicemia al momento del decesso. Nel 1968 Archerd venne quindi condannato per tre omicidi; fu il primo caso negli Stati Uniti in cui venne usata l'insulina come arma del delitto. La sua condanna a morte venne confermata dalla Corte Suprema dello Stato della California nel 1970 ma convertita in ergastolo due anni dopo. Il fatto che fra le vittime dei suoi omicidi vi fossero le sue malcapitate mogli gli valse il soprannome di “Barbablù”. Morì in carcere nel 1977. [a cura d G. Starnotti]
![]() Con questo post iniziamo una breve rassegna dedicata ai serial killer. La definizione di serial killer che dà la criminologia moderna è quella adottata dall' FBI nel Crime classification Manual, pubblicato nel 1992 : “l'omicida seriale è colui il quale commette tre o più omicidi, in tre o più località distinte, intervallate da un periodo di raffreddamento emozionale (cooling off time)”. L'aspetto peculiare sta proprio in quel “raffreddamento emozionale” che distingue il serial killer dal mass murderer (o assassino di massa, che commette tre o più omicidi ma nello stesso luogo e nello stesso momento) e dallo spree killer (omicida compulsivo che commette diversi omicidi durante lo stesso atto criminoso ma in luoghi diversi). Mass murderer e spree killer hanno una forte predilezione per le armi da fuoco e sono generalmente di sesso maschile. Il movente di queste due figure è solitamente legato a fallimenti sentimentali o professionali. Il serial killer è invece una figura del tutto diversa. Costruisce nella sua mente schemi precisi, quasi sempre generati da eventi traumatici vissuti nell'infanzia. Esegue i suoi crimini seguendo il suo schema in modo estremamente meticoloso e pianificando il reato nei minimi dettagli. Cerca vittime che devono rispondere a caratteristiche ben precise, diverse da killer a killer, ma che quasi sempre sono riconducibili a disturbi della sessualità spesso dovuti ad abusi e maltrattamenti subiti nell'infanzia. L'esecuzione segue un rituale specifico e riconoscibile in ogni omicidio: questo è anche il marchio che identifica il singolo serial killer. A differenza del mass murderer e dello spree killer, il serial killer non si ferma se non per cause da lui indipendenti, quali l'arresto o la sua morte; c'è sempre infatti una componente psicologica interna che lo spinge al comportameno omicidiario ripetitivo (coazione a ripetere). Raramente usa armi da fuoco per commettere i suoi crimini, preferendo invece modalità che comportino una sadica eccitazione come torturare, sezionare, massacrare. Si è cercato di individuare segnali precoci di una predisposizione, in modo da evitare l'escalation della “carriera” del serial killer. Benchè non esista uno specifico “clichè” che possa identificare con esattezza un futuro assassino seriale, gli studi sull'infanzia di numerosi soggetti hanno individuato una serie di caratteristiche comuni ad un gran numero di serial killer, quali l'enuresi (cioè il protrarsi fino all'età puberale di disturbi dell'urinare nel letto durante le ore notturne); il sadismo verso gli animali (come nel caso di Jeffrey Dahmer, il famoso mostro di Milwakee che nell'infanzia sezionava cani e gatti randagi); la piromania (il bambino che ha la tendenza ad accendere spesso dei fuochi manifesta una forte rabbia di aggressività, che nell'età adulta possono andare peggiorando. Anche in questo caso la connotazione sessuale è evidente: il piromane infatti non si soddisfa con l'appiccare l'incendio ma raggiunge l'eccitazione sessuale nel guardarlo). Questo tipo di crimini è stato spesso il soggetto di opere letterarie, cinematografiche o televisive; assassini seriali sono stati protagonisti di alcuni film di successo, come American Psycho di Bret Easton Ellis e soprattutto Il silenzio degli innocenti di Thomas Harris, premiato con l'Oscar, in cui il brillante psichiatra e serial killer cannibale Hannibal Lecter è diventato un'icona culturale. Nel 2005 va in onda la serie TV Criminal Minds, in cui una squadra del Behavioural Analysis Unit dell'FBI indaga per catturare i serial killer. Nel 2006 esce la serie televisiva Dexter: qui il protagonista, un uomo all'apparenza comune, è in realtà un serial killer che cerca di ripulire la società dai suoi più feroci assassini, spinto da un trauma infantile che ha causato il suo impulso omicida. [A cura di Gabriella Starnotti]
![]() “…Quando rivolgersi allo psicologo?” “ Quante volte devo andarci?” “ Psicologo e psichiatra sono la stessa cosa? ” Domande come queste sono molto diffuse tra chi sta valutando l’opportunità di un percorso psicologico o si sta domandando se possa essere d’aiuto per un proprio caro.
Per questo abbiamo pensato di attivare un servizio informativo telefonico gratuito (la telefonata avrà il costo applicato dal proprio gestore telefonico). Il numero da chiamare è 3457001550 (dott.ssa Starnotti) il mercoledì e il venerdì, dalle ore 17 alle ore 18 Durata massima della telefonata: 15 minuti Iniziativa valida fino al 30/04 NB la consulenza ha carattere orientativo. Non sarà pertanto possibile richiedere interventi o valutazioni di tipo diagnostico. ![]() La salute è uno stato di benessere fisico, mentale e sociale (definizione dell’OMS). Viviamo in un’epoca frenetica, ricca di tensioni, agitazioni…stress. Accade così che il corpo ci invii dei segnali di “allarme”, chiedendoci di ascoltarlo e fermarci per un momento. Spesso però non li interpretiamo correttamente e cerchiamo di metterli a tacere, anche utilizzando medicinali. Questo è ciò che può accadere in situazioni di ansia, panico e disturbi psicosomatici. Nel corso dell’incontro parleremo dei legami corpo-mente e di come ascoltare correttamente questi segnali, introducendo anche alcune tecniche di rilassamento e training autogeno. Alterneremo brevi esposizioni teoriche a momenti di interazione e di dibattito con i partecipanti. lunedì 31 marzo 2014
h 17:00/18:30 presso SUPERCIBARIUS Via Domodossola 9,Torino (pressi P.zza Rivoli) www.supercibarius.com |
Mente & Ben-EssereIl blog del nostro studioArticoli, iniziative, recensioni, notizie e curiosità dal mondo della Psicologia & co. Categories
All
|