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#maturisenzansia: scarica la guida con i consigli per affrontare al meglio l'esame di maturità

31/5/2013

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Disney
In un precedente post avevamo parlato dell'ansia da esame.
Tra poche settimane inizieranno gli Esami di Stato 2013- la cara vecchia maturità- e abbiamo pensato di sistematizzare alcuni piccoli consigli per affrontare le ansie, le preoccupazioni e gli stress connessi a questa prova.
Si tratta di 12 indicazioni di massima, da modellare secondo le proprie personali attitudini: non troverete ordini o divieti tassativi, bensì degli spunti sui cui orientarvi per rendere al meglio.
Il file- in formato PDF- può essere scaricato cliccando il bottone qui sotto. Per informazioni e feedback, contattateci!

maturisenzansia.pdf
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IL LIBRO SUL COMODINO: "Ho smesso di piangere" di Veronica Pivetti

30/5/2013

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Autore: Veronica Pivetti

Titolo: Ho smesso di piangere. La mia odissea per uscire dalla depressione

Editore: Mondadori

Ci risiamo: l'ennesimo vip che racconta la sua "crociata" contro una qualche malattia, con paragrafi strappalacrime volti a suscitare la compassione del grande pubblico.
E invece no. 
Il libro di Veronica Pivetti è bel lontano da questo stereotipo.
Leggendolo, ci si potrebbe tranquillamente dimenticare che la protagonista appartiene al mondo dello spettacolo: è il racconto di una malattia, e non c'è denaro o popolarità che tenga. 

Tutto inizia con un ipertiroidismo curato in maniera poca corretta, che da il via a una serie di scompensi biologici che esitano in una depressione (c'è da dire che nel libro ci sono solo dei vaghi accenni alla vita familiare e relazionale della protagonista). 
La Pivetti nel suo libro ci ricorda che-come dice il proverbio- anche i ricchi piangono: il suo status di vip la porta davanti a degli specialisti più attenti a non sfigurare di fronte al personaggio famoso (uno di questi sentirà anche il bisogno di narrarle i suoi trascorsi teatrali) che alle reali necessità della paziente.
In questi 8 anni, Veronica continua a lavorare sul set senza confidarsi con nessuno: il mondo dello spettacolo ruota tutto intorno all'apparenza, e chi non soddisfa le aspettative viene escluso rapidamente dal giro: the show must go on.


Una testimonianza onesta, senza ipocrisie: così come vengono evidenziate le difficoltà con i medici, trovano posto anche gli aspetti più sgradevoli della malattia, dalla scarsa igiene alla trascuratezza del sè.
Un ruolo centrale è occupato da Giordana, la migliore amica di Veronica, e dal grande amore per gli animali. L'autoironia fa il resto, rendendo più lieve il tema trattato, senza mai banalizzare.
Lo stile scorrevole e senza pretese rendono questo libro adatto a tutti: a chi conosce l'argomento in prima persona, a chi vuole capirne di più, e anche a chi dovrebbe imparare a mettersi un po' di più nei panni dell'altro.

Il depresso è convinto che nessuno soffra quanto lui, e il guaio è che ha ragione. Su mille depressi ci sono mille sofferenze diverse e uniche al mondo, mille dolori indicibili e mille solitudini che nessuno potrà alleviare.
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L'elaborazione del lutto tra fasi e complicazioni

27/5/2013

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La perdita di una persona cara è indubbiamente una delle esperienze più dolorose da affrontare. L'elaborazione del lutto è quel processo mentale di riconoscimento e accettazione della di tale perdita.
Il lutto è influenzato da diversi fattori:  circostanze, modalità, relazione con la persona mancata, età... ad ogni modo, è possibile rintracciare una serie di fasi: il loro superamento è indice di una risoluzione positiva del lutto.

Bowlby teorizza un modello a 4 fasi:
  1. FASE DEL TORPORE: immediatamente successiva alla perdita, è contraddistinta dallo shock, dall'incredulità e dalla grande disperazione. Si vorrebbe poter fermare il tempo. Predomina la negazione, un meccanismo difensivo che protegge la persona da una realtà troppo dolorosa.
  2. FASE DELLO STRUGGIMENTO: predominano la rabbia e l'impotenza verso l'accaduto, il destino e/o la persona che è venuta a mancare. Il dolore psichico è avvertito in maniera acuta e struggente, insieme alla ricerca della persona morta, sotto forma di rievocazione e ricordi.
  3. FASE DELLA DISPERAZIONE: la disorganizzazione e la disperazione si accompagnano al ricordo continuo della persona scomparsa. Termina con la progressiva accettazione della realtà.
  4. FASE DELLA RIORGANIZZAZIONE: si torna alla vita, riprendendo a progettare e a investire sul futuro. Si abbandona la speranza che la persona morta possa tornare: la sua immagine viene interiorizzata, la vita ricomincia.

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Come precedentemente detto, l'elaborazione del lutto è di durata e complessità variabili.
Solitamente, nella sua fase acuta, si risolve entro 6-12 o anche 24 mesi (in caso di figure significative come genitori, figli, partner); ad ogni modo si tratta di un percorso fortemente soggettivo influenzato da variabili personali e sociali.
Spesso si accompagna a uno stato depressivo, che può aggravarsi sino a determinare una condizione di lutto complicato: il lutto non si è risolto nell'arco di un anno e si accompagna a sintomi psicopatologici.
Si parla invece di lutto traumatico quando l'evento scatenante è imprevisto è improvviso, generando un trauma tale da bloccare il processo di elaborazione.

In circostanze di lutti gravi, duraturi e pervasivi può essere utile intraprendere un percorso psicologico, a maggior ragione se sussistono fattori di rischio, come ad esempio l'assenza di un'adeguata rete sociale di sostegno.
Per l'elaborazione dei lutti traumatici può essere presa in considerazione anche l'ipotesi di un trattamento EMDR.



[C.L.]

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Psiconews: crisi economica e nuovi scenari, in aumento lo stress lavoro correlato

24/5/2013

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Complice il momento di crisi economica e lavorativa che il nostro Paese sta attraversando, si riscontra un aumento del livello di stress lavoro correlato, cioè la percezione di squilibrio avvertita dal lavoratore quando le richieste dell’ambiente lavorative eccedono le capacità individuali per fronteggiare tali richieste (definizione dell' European Agency for Safety and Health at Work).

Si discuterà di questo fenomeno in occasione del Convegno di Studi del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi, il 30 maggio a Roma.
Riportiamo le dichiarazioni del Presidente, Dott.  Luigi Giuseppe Palma:

“I nuovi scenari del mondo del lavoro – imposti dalla crisi economica –rendono il tema della salute e del benessere nei luoghi lavoro un problema di sempre più grande rilevanza sociale che vede protagonista l’individuo in un contesto, come quello lavorativo, spesso causa, tra le altre, di disagi, di sensazioni di inadeguatezza, di timori legati a cambiamenti e ad innovazioni o all’ intensificarsi dei ritmi di lavoro”.
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Ricordiamo che il Decreto Legislativo del 9 aprile 2008 n.81, in materia di protezione dei lavoratori dai rischi obbliga il Datore di Lavoro a tutelare la sicurezza dei lavoratori anche per quanto riguarda lo stress lavoro-correlato, attraverso una valutazione (V-SLC). Tale valutazione non è di esclusiva competenza dello psicologo, basandosi su competenze che possono essere considerate trasversali a più personalità. Allo stesso tempo però, per l'utilizzo di strumenti psicodiagnostici propriamente detti, occorre necessariamente essere iscritti alla sezione A dell'Albo degli Psicologi e possedere quindi il titolo professionale di Psicologo. 

Per ulteriori informazioni e consulenze riguardo alla V-SLC, potete contattarci (rif. dott.ssa Starnotti).


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Psiconews: l'effetto "nocebo" dell'allarmismo salutistico

22/5/2013

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Molti di voi avranno sentito parlare del cosiddetto "effetto placebo", cioè l'effetto benefico prodotto dalle aspettative riguardo l'assunzione di un farmaco (indipendentemente dalle sue caratteristiche).
Da tempo è stata dimostrata scientificamente anche l'esistenza dell'effetto opposto: il "nocebo".  
Ciò ha indotto Michael Witthoft , ricercatore dell'Università Johannes Gutenberg a Mainz, a condurre un interessante esperimento per verificare l'impatto negativo degli approfondimenti di salute a carattere allarmistico.

I volontari partecipanti all'esperimento sono stati divisi in due gruppi, e hanno assistito alla proiezione di due diversi documentari. Nel primo, un servizio della BBC informava sui rischi derivanti dall'esposizione a onde elettromagnetiche, mentre il secondo riguardava semplicemente la tecnologia wi-fi.
I ricercatori hanno successivamente informato tutti i partecipanti della presenza di onde elettromagnetiche nell'ambiente in cui si trovavano: solamente i partecipanti del primo gruppo hanno mostrato preoccupazione per la loro salute,  somatizzandola anche attraverso i sintomi tipici dell'ipersensibilità elettromagnetica: mal di testa, vertigini e confusione.
Gli appartenenti del secondo gruppo non hanno mostrato conseguenze a riguardo, avvalorando perciò l'ipotesi del professor Witthof: i servizi e gli approfondimenti sulla salute a carattere allarmistico possono influire sullo stato di salute degli individui.

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 "Sepolti in casa": il disturbo ossessivo-compulsivo di accumulo arriva in tv

20/5/2013

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Il canale televisivo RealTime con la sua trasmissione  Sepolti in casa sta portando all'attenzione del grande pubblico le problematiche connesse al Disturbo ossessivo-compulsivo da accumulo.
Chi soffre di tale condizione patologica è spinto ad accumulare e a raccogliere grandi quantità di oggetti, molto spesso inutili e inservibili e vive con estrema ansia all'idea di doversene disfare (detta disposofobia). L'accumulo non si interrompe nemmeno quando vengono ostacolate attività come cucinare, lavarsi, fare le pulizie o semplicemente spostarsi da una stanza all'altra.
Si differenzia dal collezionismo perché le persone raramente cercando di mostrare le loro cose, come accade invece con le collezioni.

Vediamo i punti chiave di questa patologia, secondo un documento pubblicato dall' International OCD Foundation (organizzazione no-profit internazionale creata da persone affette da disturbi ossessivo-compulsivi, familiari e professionisti).

Quali sono i segnali dell'accumulo compulsivo?
  • difficoltà nel liberarsi degli oggetti;
  • presenza di grandi quantità di oggetti posti disordinatamente che ingombrano l'ufficio, la casa, la macchina o altri spazi (es. magazzini), rendendo difficoltoso l' uso di mobili o attrezzi oppure il muoversi facilmente;
  • smarrimento di oggetti di valore come denaro, bollete o documenti tra le tante cose accumulate;
  • sentirsi travolti dal volume degli oggetti che hanno “preso il controllo” della casa o dello spazio lavorativo;
  • non riuscire a fare a meno di fermarsi a raccogliere cose gratuite come volantini pubblicitari o bustine di zucchero dai bar;
  • acquistare quantità di cose perché costituiscono un “affare” o una “scorta”;
  • non invitare familiari o amici in casa per la vergogna o l’imbarazzo;
  • rifiutarsi di far entrare persone in casa per effettuare riparazioni.


Cosa rende difficile alla persona liberarsi degli oggetti accumulati?
  • difficoltà nell' organizzare le proprie cose;
  • forti sentimenti positivi (gioia, piacere) quando la persona entra in possesso di nuovi oggetti o sentimenti negativi (sensi di colpa, paura, rabbia) quando la persona inizia a pensare di doversi sbarazzare delle cose accumulate;
  • convinzione che gli oggetti siano di valore o utili, anche quando nessun altro li vorrebbe o li acquisterebbe;
  • sentirsi responsabili per gli oggetti, attribuendo sentimenti alle cose inanimate;
  • tendenza a negare il problema anche quando la confusione dovuta alle cose accumulate o l’acquisizione di nuovi oggetti interferiscono con la vita della persona.

Chi è costretto a lottare con il problema dell’accumulo compulsivo?
I comportamenti di accumulo compulsivo possono iniziare fin dall’adolescenza mentre l’età media delle persone che richiedono un trattamento si aggira intorno ai 50 anni. Le persone che accumulano in maniera patologica spesso lottano tutta la vita con questo problema. Spesso vivono sole e possono avere un altro membro della famiglia con questo problema. Sembra probabile che problemi di accumulo compulsivo grave colpiscano almeno 1 persona su 50, ma in realtà la percentuale sembra addirittura maggiore cioè che possano essere presenti in 1 persona su 20.
(Dati OCD Foundation)

Quali sono gli effetti dell’accumulo compulsivo?
  • Le grandi quantità di oggetti accumulati possono costituire una minaccia per la salute e la sicurezza di chi vive in casa o vicino, (per es. può aumentare il rischio di incendi);
  •  La persona può essere sfrattata o ritrovarsi soggetta a restrizioni da parte del tribunale, con forti sconvolgimenti emotivi;
  • Si verificano conflitti con familiari e  amici, frustrati e preoccupati riguardo lo stato della casa e i comportamenti di accumulo.

L’accumulo patologico può essere causato da uno stato di povertà precedente o da avversità o stenti vissuti?
Le persone che accumulano in modo compulsivo possono definire se stesse parsimoniose. Possono anche pensare che il loro comportamento sia dovuto all’aver vissuto periodi di povertà e  stenti durante la loro vita. La ricerca sino ad ora non è riuscita a sostenere questa idea; in ogni caso esperienze traumatiche o lutti importanti (genitore, coniuge) possono portare ad un peggioramento dei comportamenti di accumulo compulsivo.


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L’accumulo compulsivo può essere curato?
Si, l’accumulo compulsivo può essere trattato. Le strategie di trattamento includono:
  • mettere in dubbio i pensieri e le convinzioni della persona (che accumula) circa la necessità di conservare gli oggetti e di accumulare nuove cose;
  • uscire senza acquistare o prendere nuove cose;
  • liberarsi degli oggetti accumulati e riciclarli, in un primo momento effettuando la rimozione degli oggetti con l’aiuto del terapeuta e successivamente in maniera autonoma;
  • lavorare assieme al terapeuta per organizzare, smistare e ridurre l’ingombro dovuto ai troppi oggetti accumulati;
  • comprendere che delle ricadute potrebbero verificarsi;
  • elaborare una strategia al fine di impedire che si riformi in futuro nuovi accumuli di oggetti inutili.

Come posso aiutare un amico o un membro della mia famiglia con questo problema?
Tentativi di aiuto da parte di familiari o amici possono essere rifiutati da parte della persona che accumula. Bisogna considerare che:
  • la persona deve essere motivata, e ciò non avviene esclusivamente sulla base di pressioni esterne;
  • ciascuno ha diritto di disporre liberamente delle proprie cose e di scegliere il suo stile di vita;
  • la persona che accumula è spesso ambivalente riguardo alle offerte di aiuto. (per es. in un primo momento può accettare, salvo poi rifiutarsi di far sgombrare la casa).

Il problema non può essere risulto con un semplice sgombero. Senza un trattamento profondo infatti, non solo è più alto il rischio di ricadute ( e di nuovi accumuli dopo breve tempo dalle "pulizie") ma possono aumentare l'attaccamento che la persona nutre verso i suoi oggetti e l'angoscia all'idea di separarsene. Inoltre, questo può comportare un netto rifiuto verso successive proposte di aiuto.
Per tali motivi, è importante rivolgersi a un professionista della salute mentale.




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PsicoNews: quando la tristezza viaggia su Facebook

9/5/2013

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I social network sono sempre più presenti e influenti nella vita quotidiana, al punto da essere diventati materia di studio e di ricerca.
L'università di Adelaide in Australia ha pubblicato uno studio sull' Australian and New Zealand Journal of Psychiatry che dimostrerebbe come la salute mentale dell'individuo possa essere influenzata anche dalla tristezza "trasmessa" dagli amici su Facebook.
Nel corso di questa ricerca è stata condotta una revisione di oltre 30 anni di studi sulla relazione tra cambiamenti di salute e umore nelle reti sociali, integrandola con i dati derivanti dalle interazioni via social network. Ne emerge che la salute mentale può essere colpita non solo dal malumore degli amici che frequentiamo, ma anche di quei "contatti" che vediamo poco o che non conosciamo personalmente.

Secondo Tarun Bastiampillai, a capo del gruppo di ricerca, questi dati aprirebbero una strada per delle nuove cure: ''Capire chi sono i veri amici, quanto sia positiva la loro influenza sulla propria vita, quali siano i fattori che debbono essere meglio gestiti, e come 'navigare' nel gruppo di amici - tutto questo dovrebbe essere parte della terapia''.



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MIP- Maggio di Informazione Psicologica

6/5/2013

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Al via la 6^ edizione del MIP - Maggio di Informazione Psicologica, campagna nazionale di prevenzione del disagio psichico.
Riportiamo dal comunicato stampa:


Gli psicologi MIP tornano, anche quest'anno, per promuovere il benessere psicologico, perchè"non c'è salute senza salute mentale".



  • Più di 1000 gli psicologi e psicoterapeuti coinvolti
  • 67 le province e numerosissimi i comuni in tutta la penisola
  • 1 colloquio gratuito a chiunque ne farà richiesta
  • Più di 1000 appuntamenti aperti al pubblico fra incontri informativi e a tema, conferenze, seminari e gruppi esperienziali nei quali si affronteranno i più vari argomenti della nostra vita quotidiana, indagati attraverso la lente della psicologia.


Il MIP è organizzato da Psycommunity, la comunità on line degli psicologi italiani, che quest'anno festeggia i suoi primi 10 anni di vita.

In concomitanza di questa iniziativa, è possibile usufruire del primo colloquio gratuito anche presso il nostro studio.
Per prenotazioni e informazioni:
3454551671
(dott.ssa  C. Laria)
Per un elenco completo delle attività sul territorio nazionale: http://www.psicologimip.it/default.asp
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Una nuova prospettiva integrata: la PsicoNeuroEndocrinoImmunologia (PNEI)

2/5/2013

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Le ricerche degli ultimi trent'anni hanno rivoluzionato la visione medica e psicologica, indirizzandosi verso una comprensione unitaria dell'essere umano che vede interagire aspetti fisici, emotivi e psicologici per il raggiungimento di un equilibrio globale interno dell’organismo.
Anche la PNEI (PsicoNeuroEndocrinoImmunologia) ha confermato scientificamente l’approccio olistico della MEDICINA DEL BENESSERE che, considerando mente e corpo come un'unica entità integrata, tende ad individuare quelle connessioni che trasformano i diversi sistemi un unico e complesso sistema di controllo omeostatico dell'individuo.

La PNEI si va imponendo come una nuova sintesi, un modello scientifico di riferimento che consente di conoscere il reale funzionamento dell’organismo umano in salute e in malattia. Non è possibile, infatti, studiare efficacemente l’attività del sistema nervoso, endocrino, immunitario e psichico separandoli tra loro: nella realtà i sistemi s’influenzano reciprocamente, usando molecole che, al tempo stesso, possono fungere da neurotrasmettitori, ormoni e citochine.
Inoltre, lo studio delle emozioni, la definizione delle aree cerebrali interessate e la loro connessione con il sistema dello stress (e quindi con l’immunità), sta fornendo la base scientifica per chiudere definitivamente la storica contrapposizione tra mente e corpo.
La psiconeuroendocrinoimmunologia ha perciò ad oggetto l’organismo umano nella sua globalità e nel suo fondamentale rapporto con l’ambiente, nell’accezione più vasta del termine.
Con la PNEI si conferma infine quella visione olistica, scientificamente fondata, della medicina, che consente il recupero di tradizioni mediche antiche prestatesi alla verifica scientifica nel quadro di una medicina integrata: una nuova, superiore, sintesi medica.

Uguale attenzione quindi a corpo e mente, ed a fattori quali alimentazione, attività fisica  ed emozioni positive, al fine di farle confluire in un percorso di salute ed equilibrio psicofisico: così la medicina del benessere tende a prevenire gli stati di disagio, guidando gli individui verso uno stile di vita responsabile e verso l’utilizzo del potenziale vitale insito in ognuno di noi.

Per ulteriori informazioni, rimandiamo al portale della S.I.P.N.E.I. http://www.sipnei.it/


[a cura di G. Starnotti]

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