Psicologia, Psicoterapia e Counseling 
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Counseling: perchè rivolgersi allo psicologo

29/1/2013

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OBIETTIVO BENESSERE
Negli stereotipi più diffusi la figura dello psicologo e dello psicoterapeuta viene esclusivamente associata alla sofferenza mentale,  ad uno stato di profondo disagio, ad una patologia. L’intervento psicologico, però, può riguardare anche altri tipi di situazioni che, ben lontano dal coinvolgere  una patologia, rispondano ad un bisogno di confronto utile per affrontare determinati momenti della propria esistenza personale o per sostenere processi di cambiamento. In questi casi l’intervento dello psicologo punta infatti alla costruzione di una cultura del benessere che  restituisca al cliente il pieno diritto di inventarsi la vita e farsi protagonista attivo della propria esistenza: attraverso il counseling, egli opera in situazioni che riguardano l’area del benessere, dove la necessità è quella di potenziare i punti di forza,  allorquando una persona si trovi in un momento di difficoltà ma non abbia necessariamente bisogno di uno psicoterapeuta.

Poiché l’obiettivo fondamentale è il benessere della persona, il counseling trova applicazione in una molteplicità di contesti,  a livello individuale o di gruppo:  in ambito professionale, familiare, di coppia, scolastico e di orientamento, ospedaliero, sessuologico, relazionale, religioso, affettivo, sociale, lavorativo.

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COS'È IL COUNSELING
Il counseling è una disciplina differenziata dalla psicoterapia, che, attraverso il colloquio, aiuta ad affrontare, in tempi brevi e utilizzando risorse personali inesplorate, momenti di passaggio esistenziali o relazionali, rilevanti nell’ambito professionale o personale. Si esplica  attraverso un tipo di intervento non direttivo, volto a sviluppare nel soggetto la crescita e la capacità di cambiare il modo di affrontare situazioni problematiche. Specificatamente, ha una funzione di sostegno e tende a creare le condizioni necessarie affinché l’individuo possa trovare  la soluzione al suo problema attraverso le proprie risorse, aiutandolo ad uscire da una condizione interiore di incongruenza e di ansia, e conducendolo ad operare  una scelta consapevole riguardo al suo problema. Ciò perché, secondo l’impostazione rogersiana, “il cliente ha le potenzialità necessarie per risolvere i propri problemi dopo averne maturato piena consapevolezza (…). Questo soggetto attivo sarà in grado pertanto, una volta compreso il problema, di gestirlo responsabilmente”.



Il presupposto fondamentale quindi è che la persona ha già in sé le risorse necessarie ed il ruolo del counselor è quello di creare le condizioni per farle emergere. Infatti, secondo la teoria di Rogers, considerato il “padre” di questo tipo di intervento, il counseling  è strutturato ponendo in primo piano l’attenzione al cliente come individuo ed al rapporto umano fra le due persone (counselor e cliente)  che si incontrano nel colloquio.


Rogers evidenzia che in questa particolare esperienza di completa libertà emotiva, l’individuo può riconoscere i suoi impulsi e le sue strutture comportamentali come in nessun altro tipo di rapporto. Il counseling, nel concreto,  permette a ciascun individuo di sentire ciò che prova, lo sostiene e lo accompagna verso l’accettazione di sé e quindi verso una nuova e più profonda consapevolezza. Sempre nel “qui e ora”: nella mente, nel corpo e nelle sue sensazioni. In quest’ottica l’obiettivo di un intervento di counseling non è quello di “guarire” una persona, ma di aiutarla a crescere, in un cammino di sempre maggiore centratura su di sé, facendo così affidamento sulle risorse individuali. Attraverso la relazione con il counselor, la persona può riconoscere il proprio diritto ad essere ascoltata ed accettata e quindi imparare a sua volta ad ascoltarsi e ad accettarsi.Il counseling, pertanto, non consiste nel consigliare, come spesso impropriamente accade di sentire; il termine deriva dal latino “consulo”, che significa venire in aiuto, avere cura di. Il counselor offre al cliente e un modo di esplorarsi interiormente, al fine di condurlo ad una situazione di maggiore congruenza interiore e conseguentemente di migliorare il suo livello di benessere. Tutto questo avviene tramite la relazione che si instaura tra i due, basata sull’accettazione incondizionata, l’empatia, l’empowerment.Il cliente viene accettato in tutta la sua unicità, senza essere giudicato. Vengono rispettati i suoi tempi e i suoi modi, in una atmosfera di spontaneità e di autentico rispetto: il counselor è, nella sua umanità, parte integrante nella relazione, la quale costituisce il maggior veicolo di cambiamento, di presa di coscienza delle proprie capacità e della propria autoefficacia.


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Attraverso la relazione, fondata sul concetto di ascolto attivo, sull’attenzione rivolta ai bisogni, alle risorse interne e alle potenzialità della persona, si favorisce l’autoesplorazione e quindi la conoscenza di sé e una maggiore consapevolezza del proprio pensare e del proprio agire e si facilita lo sviluppo delle risorse personali e delle strategie di coping (fronteggiamento delle difficoltà).
Tutto questo per aumentare la qualità della vita del cliente favorendo il miglioramento dell’uso delle proprie risorse, l’attenzione e la soddisfazione delle proprie esigenze, bisogni e desideri. Ruolo del counselor è mettere la persona che si trovi in un momento di impasse nelle condizioni di comprendere la situazione in cui si trova e di gestire il problema, capitalizzando le proprie risorse interne. 


COSA NON È IL COUNSELING
Il counseling psicologico non ha uno scopo di cura, come avviene in psicoterapia, né interviene su soggetti patologici: è  per tali motivi che le persone coinvolte non vengono chiamate “pazienti” ma “clienti”. Si differenzia dalla psicoterapia anche per il focus temporale (si tratta infatti di un percorso più breve e con obiettivi focalizzati), ed è rivolto alla promozione del benessere piuttosto che al disagio o al  disturbo, per quelle persone che tuttavia necessitano di svolgere un percorso mirato in un particolare momento della propria vita o su uno specifico problema che richieda un supporto specialistico. A differenza del paziente nella psicoterapia (che può presentare disordini patologici dovuti a disturbo strutturale di personalità, disturbi più o meno gravi del funzionamento intrapsichico, ecc.) ,  nel counseling è esclusa la patologia come settore di intervento e il cliente non ha bisogno di essere curato né aiutato a superare una sofferenza psicologica, ma si avvale delle competenze del counselor come sviluppo e crescita  delle capacità che già possiede in modo da conseguire, attraverso un percorso di autoconsapevolezza ed un processo di attivazione da parte del cliente, gli obiettivi che desidera, nei modi e nei tempi che gli sono consoni, al fine di indirizzare la persona verso una possibile soluzione di una problematica presente in un determinato ambito o nata da difficoltà relazionali che possono impedire la libera espressione individuale. Si tratta, in sintesi, di un intervento che non indaga nel passato ma che è rivolto al futuro. Infatti il cliente non viene “curato” dal counselor, ma aiutato ad individuare le proprie risorse interne, a valorizzarle, a porsi degli obiettivi, ad ampliare le proprie  strategie di coping, ad affrontare costruttivamente le situazioni al fine di agevolare la sua indipendenza e di renderlo attivo, autonomo e propositivo anziché passivo.

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LA PROFESSIONALITÀ NEL COUNSELING PSICOLOGICO
Il counseling è un'attività svolta da uno psicologo esperto che mira a sostenere ed orientare la persona che si trova a dover compiere una scelta importante in un momento della propria vita.
La caratteristica principale del counseling risiede nel fatto che la persona non porta nel colloquio un problema inteso come disagio psicologico, bensì una richiesta di orientamento in merito a scelte ritenute particolarmente importanti in quel preciso momento e di impatto sulla propria vita futura: chi richiede un tale intervento spesso lo fa perché avverte la pressione di una decisione che andrà ad incidere in modo fondamentale sulla propria vita. L'aiuto si concretizza attraverso la ricerca di una strategia per poter compiere le scelte puntando sempre sul potenziamento delle capacità del cliente.

In questo contesto, il ruolo dello psicologo consiste nel condurre il cliente a raggiungere una visione oggettiva in una situazione di difficoltà emotiva, a rileggere il proprio vissuto e focalizzare i propri punti di forza.  Perché ciò sia possibile, è indispensabile che si crei un rapporto di fiducia psicologo-cliente, e grazie al counseling psicologico la soluzione alla difficoltà soggettiva arriva attraverso un dialogo diretto, basato su ascolto reciproco ed empatia. L’intervento di counseling  svolto da uno psicologo o uno psicoterapeuta si differenzia da quello svolto da altro operatore non laureato, o laureato in altre discipline, per l’esperienza specifica, la formazione e la professionalità: psicologo e psicoterapeuta sono figure professionali laureate in psicologia e  dotate  della formazione necessaria e più completa per potersi approcciare al cliente.Tanto più  che è competenza esclusiva dello psicologo l'uso di quegli  strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità; strumenti di cui è necessario avere una conoscenza professionale per l’importanza del loro impiego in un momento così delicato della vita del cliente.


E’ quindi evidente che il Counseling Psicologico, prevedendo tra l’altro la diagnosi psicologica, l’orientamento, la prevenzione, il sostegno, la riabilitazione, è una attività di esclusiva competenza del ruolo professionale dello psicologo che avrà seguito una formazione per Counselor.

(G. Starnotti)


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IL LIBRO SUL COMODINO: "Uno psicologo nei lager" di Viktor Frankl

26/1/2013

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Autore: Vitkor Frankl

Titolo: Uno psicologo nei lager

Editore: Ares










In prossimità del Giorno della Memoria, è doveroso ricordare l'opera -autobiografica- di Viktor Frankl.
Neurologo e neuropsichiatra austriaco di origine ebrea, collega di Freud e fondatore della logopedia , Frankl scrisse questo testo di getto, subito dopo la liberazione dai campi di sterminio (dove aveva perso genitori, fratello e moglie). Si tratta di un cammino interiore, un percorso alla scoperta di quella forza di sopravvivenza che emerge quando le condizioni esterne sono disumane. L'autore non compie una rassegna delle sofferenze dei deportati, bensì analizza l'esperienza vissuta come occasione per elevarsi interiormente.
Un libro emozionante, intenso, che fa ricordare e riflettere. 

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IL LIBRO SUL COMODINO: "L'autismo. Spiegazione di un enigma" di Uta Frith

21/1/2013

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Autore: Uta Frith

Titolo: L'autismo. Spiegazione di un enigma

Editore: Laterza










Un testo completo ma non complesso: può essere facilmente letto da professionisti e non. Uta Frith espone i risultati delle più recenti scoperte scientifiche in un libro che contiene anche molte esemplificazioni per i genitori di bambini e ragazzi autistici, con diverse situazioni tratte dalla vita quotidiana. Da questo lavoro emergono la sua grande dedizione di ricercatrice e il grande rispetto per i bambini con cui ha lavorato, accolti nella loro unicità e mai trattati alla stregua di semplici casi clinici.

Dalla quarta di copertina:

Questa storia del viaggio della scienza verso la comprensione dell’autismo comprende idee romantiche e rivela reazioni emotive incredibilmente forti che io ho da tempo accettato come una componente del fascino che provo studiando l’autismo. Comprende anche alcuni fatti nudi e crudi provenienti dalla neuroscienza cognitiva. Credo che combinare i due opposti, la scienza rigorosa e le idee romantiche, l’obiettività e la passione, non sia impossibile, e l’enigma dell’autismo me ne ha dato la prova.

Una lettura consigliata a operatori, genitori di figli autistici e a tutti coloro che vogliono saperne qualcosa di più.

 [C.L.]



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PSICONEWS: fido, micio e lo psicologo

15/1/2013

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Apriamo le psiconews con un paio di notizie curiose su animali e psicologia.

La prima notizia (fonte: Adknronos Salute) riguarda gli animali che vengono portati...dallo psicologo! Si tratta di veterinari esperti, detti "comportamentalisti", che hanno seguito uno specifico training per trattare i disturbi comportamentali dei pazienti a quattrozampe (ma anche di pennuti come i pappagallini). In un anno l'ambulatorio del Dipartimento di Scienze Veterinarie della Statale di Milano ha seguito oltre 100 casi, circa l'85-90% cani, il resto perlopiù gatti. La motivazione principale è l'aggressività, che nasce soprattutto da paura e ansia; seguono le problematiche legate alla paura dei propri simili.
Un animale con problemi comportamentali può provocare tensioni all'interno del nucleo familiare, che si ritrova a vivere con irritazione o frustrazione la sua presenza, sino a ipotizzare abbandoni o eutanasie.
Il veterinario specialista innanzitutto cerca di rasserenare l'animale e insieme a i proprietari indaga le probabili cause dal suo malessere (precendenti situazioni di abbandono, arrivo di nuovi animali in casa, lunghe giornate trascorse in solitudine...).  I padroni ricevono una serie di indicazioni e raccomandazioni da osservare, e solo nei casi estremi si fa ricorso a psicofarmaci ad hoc per animali. 


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La seconda notizia (fonte: QN) riguarda i gatti, o meglio, le loro fusa. Secondo un studio del veterinario francese Jean-Yves Gauchet, le fusa feline avrebbero un effetto calmante e ansiolitico; su queste basi è stata ideata la "ron ron therapy".
Il "ron ron"  delle fusa è un suono prodotto dalla laringe del gatto, e viene emesso come segno di rilassamento :“È il primo segnale-dice l’esperto - che la madre invia al cucciolo, un richiamo al riconoscimento e anche di rassicurazione”. Le fusa non sono percepite solo dal timpano, ma arrivano anche al nostro cervello:"Anche attraverso i corpuscoli di Pacini, recettori sensoriale presenti nella cute, sentiamo i ronflamenti che emette l’animale a frequenze base, tra 20 e 50 hertz. Pensieri positivi e di benessere vengono così inviati al nostro cervello".

Che dire...animali "pazienti", e animali "terapeutici".


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