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PSICONEWS Le conseguenze negative del bullismo cronico

17/2/2014

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I bambini vittime di bullismo nel tempo rischiano di andare incontro a conseguenze negative, fisiche e mentali.Uno nuovo studio condotto dal gruppo coordinato da Laura Bogart  (Boston, USA) ha esaminato gli effetti di diverse storie di bullismo sulla salute mentale e fisica. I dati sono stati pubblicati sulla rivista Pediatrics. 
La ricerca ha coinvolto 4297 bambini divisi in quattro categorie: vittime di bullismo nel passato e nel presente, vittime solo nel presente o solo nel passato e infine coloro che non erano mai stati colpiti.
I risultati hanno mostrato che il bullismo si associa a peggioramenti della salute mentale e fisica, sintomi depressivi e bassa autostima nel tempo. Gli effetti erano più marcati negli appartenenti alla prime due categorie, cioè le vittime di bullismo "cronico" e "in corso".
Questo ci indica come sia importante fare prevenzione e intervenire per contrastare il fenomeno.


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PSICONEWS Influenze genitoriali nelle relazioni affettive

11/2/2014

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In psicologia sappiamo già da tempo quanta importanza rivestano le relazioni genitoriali sul futuro affettivo dell'individuo.
A ribadirlo, un nuovo studio condotto da  Matt Johnson e Nancy Galambos (Università di Alberta) pubblicato su Journal of Marriage and Family e che ha visto coinvolti 2970 individui, intervistati dall'adolescenza alla giovane vita adulta (12-32 anni). Si è osservato che quanto più le relazioni genitori-figlio erano di buona qualità e fonte di autostima, tanto più le prime relazioni sentimentali erano positive.
I risultati hanno indicato anche come nelle prime relazioni sentimentali si tenda a replicare quanto vissuto nelle interazioni genitoriali: "Non lasciate che i difetti dei rapporti che avete avuto con i vostri genitori in passato rovinino le vostre relazioni romantiche attuali. (...) Comprendere in che modo riproduciamo le relazioni familiari in quelle di coppia potrebbe essere importante per riconoscere le tendenze a replicare gli errori ed evitare di farlo.", affermano i ricercatori.

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PSICONEWS: Scoperto un legame tra obesità e relazione con la propria madre

5/2/2014

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Un nuovo studio condotto da Kelly Bost (University of Illinois) ha indagato come la relazione madre-figlio influisce, attraverso la regolazione emozionale, sulle condotte alimentari dei bambini. La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Developmental & Behavioral Pediatrics  e ha preso in esame tre aspetti specifici: le modalità di nutrizione della madre, la routine dei pasti in famiglia e il numero di ore che il bambino trascorre davanti alla tv.
I bambini di madri poco rassicuranti nei momenti di sofferenza, più punitive e meno interattive nei momenti giocosi alla lunga tenderanno a mangiare male. Hanno infatti una maggior probabilità di utilizzare il cibo come regolatore emozionale. Inoltre, più le madri rifiutano i problemi dei figli e li puniscono, minore è il numero di pasti pianificati in famiglia e maggiore il numero di ore trascorso davanti alla televisione.
In conclusione, questi dati suggeriscono che un attaccamento insicuro può aumentare il rischio che i genitori utilizzino strategie negative per la regolazione emozionale dei figli, con possibili implicazioni sullo sviluppo dei primi comportamenti alimentari.

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Il bambino disabile e il ruolo della famiglia: l'importanza di valorizzare risorse e abilità residue

17/1/2014

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L’arrivo di un bambino, in una famiglia, comporta sempre la necessità di riorganizzazione, di adattamento, di ristrutturazioni materiali, psicologiche e sociali; cambiano i ritmi, gli spazi fisici, la routine, il senso d’identità dei genitori e della coppia.
Se però il bambino presenta delle problematiche, delle difficoltà nello sviluppo cognitivo, dei disturbi che influenzano la sua crescita, il contesto familiare si trova ad affrontare una situazione ancora più complessa. L’impegno nella cura del piccolo è percepito come particolarmente pressante e, alla prima reazione di disperazione e di difficoltà nell’accettare la situazione,  presto si aggiungono l’ansia di non sapere come comportarsi nei suoi confronti, la colpevolizzazione,  la paura di sbagliare negli interventi ed un senso di frustrazione  per non riuscire a raggiungere i risultati sperati. La riorganizzazione delle dinamiche familiari diviene quindi complicata, condizionata dal trauma della nascita di un bambino “diverso”.  In questa prospettiva, in cui si considera solo “ciò che non ha”, spesso si tende a perdere di vista il fatto che il bambino con difficoltà cognitive, il bambino che presenta una disabilità o un ritardo conserva tuttavia delle abilità e delle potenzialità che vanno valorizzate e potenziate. Occorre quindi guardare avanti e considerare che egli ha un proprio personalissimo piano di sviluppo, con tempistiche e modalità da ritagliare sulle sue caratteristiche, evitando di “fare confronti” con qualcuno se non con lui stesso: ogni piccolo progresso sarà una grande conquista, un passo avanti in più rispetto a ieri nella dimensione della sua autonomia.

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Il nostro progetto di valutazione e consulenza alle famiglie

I nostri interventi sono condotti secondo il paradigma di quella psicologia positiva che considera unica ogni persona, e come tale protagonista di una storia personalissima.  Disagi, dubbi, difficoltà che immancabilmente si presentano nella vita di ciascuno devono quindi essere affrontati con un approccio specifico ed individualizzato, perché ogni persona è diversa. Aiutare qualcuno a “crescere”, educarlo a sviluppare le sue risorse è un impegno difficile da affrontare, ma tanto più efficace quanto più si punterà a valorizzare quelle abilità che, in misura maggiore o minore, ognuno possiede. In quest’ottica diviene naturale  interpretare la possibilità di educare qualsiasi bambino, sia pure disabile, perché ogni bambino è diverso e necessita di essere accompagnato nella sua personalissima strada, agendo sulle capacità che egli manifesta. 

E se è vero che l’educazione del bambino disabile richiede un costante e cosciente intervento della famiglia, è vero anche che qualsiasi bambino lo richiede. La chiave della crescita sta nel rispetto delle caratteristiche individuali che ogni nuovo arrivato possiede.
Per approfondimenti sull'iniziativa, visitare questa pagina
>>Consulenza alle famiglie per la valutazione e il potenziamento delle risorse nei bambini disabili



[ a cura di G. Starnotti]


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Quando i bambini altrui sono "insopportabili"

3/1/2014

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La feste stanno volgendo al termine, e per molti sono state occasione di venire a contatto con i bambini di parenti e amici. In queste situazioni può capitare anche al più permissivo e tollerante dei genitori di sentirsi estremamente irritabile nei confronti della prole altrui. Così il figlio della cugina da fastidio perché è viziato, la bambina del collega è antipatica, il nipotino è capriccioso...e si rischia di perdere la pazienza.
Siamo perciò di fronte a uno "sdoppiamento", con dei genitori double-face? No, e vediamo meglio perché.
La presenza dei figli altrui funziona come uno specchio, che può mettere in luce eventuali mancanze o carenze. Si tende a rimproverare negli altri bambini ciò che non si vede nei propri, o a criticare comportamenti genitoriali che su se stessi non vengono visti e riconosciuti.
Il timore di essere giudicati dagli altri genitori come più autoritari o permissivi può indurre a stare sulla difensiva. I propri figli perciò sono i migliori, e il proprio metodo educativo è il più efficace.
Dal punto di vista evoluzionistico è più logico essere legati ai figli propri: l'ambivalenza viene compensata dall'amore incondizionato e ciò che si prova verso gli altri bambini diventa una valvola di sfogo. Come fare dunque a conciliare questa irritazione con il mandato biologico che ci dice di amare i cuccioli della nostra specie?
Una cosa utile da fare è domandarsi quanto ci si mette di proprio nella percezione negativa dell'altro. Quanto è dovuto a un proprio timore di essere contestati o squalificati nelle proprie capacità genitoriali? Quanto incide il confronto tra stili educativi differenti? Quanto invece è proprio di quel bambino? Quali emozioni fa provare?
Una sana empatia può essere d'aiuto. Chiedersi ad esempio"cosa farei se capitasse a me con mio figlio?" può aiutare a riflettere da un altro punto di vista,così come l'accettazione dei propri limiti, declinando la vicinanza con il bambino "insopportabile" quando non gradita.




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IL LIBRO SUL COMODINO: Cercasi Ben disperatamente

6/12/2013

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Autore: Julia Romp

Titolo: Cercasi Ben disperatamente

Editore: Sperling & Kupfer

"L’autismo rendeva molto solitario il mondo di mio figlio. Gli altri bambini non riuscivano a capirlo, e a sua volta lui trovava incomprensibili loro. I suoi accessi di rabbia, gli urli e gli strilli li spaventavano, mentre lui era terrorizzato dai rumori che facevano i compagni e dalle loro corse nei corridoi della scuola."
Julia è la mamma di George, un bambino che non sorride mai, non riesce a comunicare e non fa amicizia. Lo ha allevato da madre single, si è lasciata con il padre che cerca, per quanto può, di essere presente. Vivono in un'area di case popolari a Londra e i problemi di George sono più o meno velatamente attribuiti a lei, a qualcosa di male che ha fatto, o di bene che non ha fatto.
Suo figlio ha comportamenti bizzarri, imprevedibili, a volte aggressivi, e non l'ha mai abbracciata.
Dopo qualche anno arriva la diagnosi di autismo e c'è poco che sembra far entrare George in contatto con il mondo.
Un giorno nel loro cortile fa capolino un gatto: Julia teme che possa spaventare il figlio, sensibile alla variazione più minima della sue abitudini. Accade qualcosa di sorprendente: il bambino si affeziona sempre più a questo gatto, Ben, e con lui farà grandi progressi. George inizia a sviluppare capacità comunicative, narrando storie di fantasia con Ben come protagonista (esploratore, viaggiatore, supereroe...) e pian piano aumenta le sue interazioni sociali.
Purtroppo un giorno Ben non farà più ritorno a casa, gettando la famiglia nella disperazione, e George sembrerà perdere tutti i progressi compiuti.
Julia non è intenzionata ad arrendersi e inizierà la ricerca...
Piccola curiosità: l'epilogo natalizio rende questa lettura particolarmente adatta in questo periodo dell'anno.

"Il gatto fiutò l’aria e il bambino gli si avvicinò ancora di più. Quando la sua testa arrivò all’altezza di quella del micio, che lo fissò negli occhi, avrei giurato che George li avrebbe distolti. Ma non fu così. Invece di guardare fisso nel vuoto o di far ciondolare il capo, ricambiò, e i due mantennero il contatto visivo per un secondo, mentre mio figlio continuava a parlare dolcemente. Trattenni il fiato stupefatta: George parlava con il gatto, sorridendo come se fosse una cosa che faceva tutti i giorni, e l’animale lo osservava con uno sguardo che potevo solo definire amichevole. Erano gli occhi di un’anima antica, che aveva già visto tutto e che nulla poteva più sorprendere."
Questo libro è la vera storia di Julia, George e Ben.
Scorrevole nella lettura, a tratti molto coinvolgente ed emozionante. Julia narra una storia fatta di delusione, dolori e sconfitte, ma anche di gioia per i traguardi conquistati da George.
La protagonista sottolinea come la sua, più che una lezione, sia una testimonianza di quanto l'arrivo di Ben abbia cambiato la loro vita in positivo. Di certo non è una teorizzazione sullo spettro autistico, tant'è che George in precedenza aveva sempre rifiutato gli altri animali che avevano avuto in casa. 
Questo gatto diventa il tramite con cui George si affaccia sul mondo, e che riesce dove tanti altri interventi avevano fallito. Non sappiamo esattamente come e perché (gli studi di pet therapy potrebbero aiutarci) ma funziona.
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PSICONEWS: i neonati dei genitori separati soffrono meno se dormono in una sola casa

23/7/2013

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Diversi studi ci hanno insegnato che i bambini hanno il bisogno biologico innato di sentire la presenza fisica ed affettiva dei genitori.

Una ricerca condotta da Samantha Tornello della University of Virginia (pubblicata sul Journal of Marriage and Family)  ha indagato cosa succede quando i neonati entro un anno di età si trovano a dormire in case diverse a causa della separazione dei genitori.
I risultati hanno dimostrato che anche una sola notte a settimana trascorsa lontana dalla mamma rende il bebè molto più insicuro dell'affetto materno rispetto a neonati che dormono meno spesso fuori casa o che vedono i padri durante il giorno.Ciò non è stato osservato così chiaramente nei bambini tra 1 e 3 anni.

"La nostra ricerca evidenzia quanto sia importante per i neonati nel primo anno di vita poter fare affidamento sulla presenza costante e affidabile di un singolo genitore badante durante la notte e soprattutto non essere sottoposti a trasferimenti settimanali tra una casa e l'altra. Dai nostri risultati emerge che sia la madre sia il padre possono assumere il ruolo di genitore primario, l'elemento importante rilevato e' la costanza, il poter contare su una presenza affettiva quotidiana e stabile." 

L'insicurezza nell'attaccamento potrebbe essere predittiva di problematiche di adattamento tra i 3 e i 5 anni, ma non ci sono correlazioni dirette con difficoltà negli anni successivi.

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Psiconews: sparisce la distinzione tra figli "legittimi" e "naturali"

15/7/2013

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Il Consiglio dei Ministri ha eliminato, approvando il decreto legislativo in materia di filiazione, qualsiasi forma di distinzione tra figli "legittimi" e "naturali" , cioè nati o meno all'interno di un matrimonio.
Lo scorso anno era stata approvata una legge di riforma in materia che equiparava figli naturali e legittimi, lasciando però i due aggettivi.
Con questo decreto spariscono gli aggettivi prima della parola "figlio" all'interno del Codice Civile: niente più figli di "serie B".

Le nuove norme applicano anche ai figli nati del matrimonio gli stessi diritti in materia di successione; gli adottati minorenni acquisiscono lo stato di figlio "nato nel matrimonio".
Dalla definizione di "potestà genitoriale" si passa a quella di "responsabilità" genitoriale, privilegiando il "superiore benessere dei figli minori"; vengono ampliati i diritti dei nonni a mantenere rapporti significativi con i minori (fermo restante il benessere di questi ultimi). Infine, viene specificata la nozione di abbandono che prevede la segnalazione ai Comuni da parte dei tribunali per i minorenni che si trovino all'interno di nuclei familiari indigenti.

Da segnalare anche una modifica all'Art. 53 del Codice Civile, che introduce e regola le procedure d’ascolto dei minori nelle azioni che li riguardano direttamente (ad es. separazioni e divorzi.)

Questo decreto rappresenta un grande segno di civiltà.
Eliminare le distinzioni tra figli nati fuori/dentro il matrimonio cancella quella disuguaglianza che da troppo tempo il Codice si portava dietro, ottemperando non solo alle indicazioni internazionali, ma anche a più elementari diritti costituzionali.
"Categorizzare" i figli rischiava di trasporre le disuguaglianze anche a livello familiare, con ripercussioni sul piano educativo, affettivo e relazionale. 
Il nostro auspicio è che queste modifiche legislative siano seguite anche da un cambiamento di quelle mentalità che ancora troppo spesso discriminano i bambini a 












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