Ne parla Enzo Di Frenna, presidente di Netdipendenza Onlus, nel suo lavoro 'Prevenzione tecnostress in azienda e sicurezza sul lavoro'.
Le categorie più a rischio sono:
- networker (solitamente consulenti che usano almento 3 dispositivi mobili connessi per lavoro);
- lavoratori Ict (Information and Communication Technology)
- operatori di call center;
- commercialisti;
- giornalisti;
- pubblicitari;
- analisti finanziari.
Nella ricerca viene sottolineato come il fenomeno sia in aumento tra i commercialisti, categoria per cui il livello di stress cresce in concomitanza con nuove normative e l'incremento di software e applicazioni per la gestione dei carichi di lavoro.
Troppa tecnologia risente anche sui pubblicitari, spesso costantemente connessi con tablet e smartphone: se da un lato può aumentare la produttività, dall'altro rischia di condurre ad assuefazione, non essendoci mai un reale momento di pausa dall'attività lavorativa. Questo accade anche durante le ferie, ed è il motivo per cui i dati della ricerca sono stati presentati in luglio.
Come si può prevenire il fenomeno? Innanzitutto, formando i lavoratori sui possibili rischi. Altri spunti sono dati dalla bioarchitettura (per progettare ambienti di lavoro "rilassanti") e da tecniche di rilassamento.
Da segnalare anche la proposta di "pausa digitale" obbligatoria, ideata da Orazio Carabini, vicedirettore del settimanale 'L'Espresso'.