L'ultimo arrivato è ask.fm, che conta oltre 70 milioni di utenti nel mondo, di cui 1 milione solo in Italia. La peculiarità di questo social- frequentato perlopiù da minorenni- è che l'iscritto si mette a disposizione della comunità, rispondendo in maniera pubblica alle domande poste dagli utenti.
Come è facilmente prevedibile, le risposte con più apprezzamenti sono quelle più trasgressive, in un meccanismo che si autoalimenta.
Ask può essere visto come la trasposizione digitale del vecchio "obbligo o verità". Il bisogno adolescenziale di andare oltre il limite viene esasperato, il gioco sfugge di mano e le conseguenze fuori dallo schermo si ripercuotono pesantemente. Ricordiamo ad esempio la maxi-rissa tra ragazzi a Bologna o gli episodi di bullismo in Gran Bretagna e il tragico suicidio di Hannah.
Cosa possono fare i genitori?
Il proibizionismo rischia di produrre l'effetto contrario; è utile invece ragionare insieme, mantenendo autorevolezza. Questo comporta saper porre dei limiti (es. sugli orari di connessione) ed esigerne il rispetto.
È importante saper spiegare ai ragazzi che ciò che viene pubblicato sul web rimane in rete per sempre: una foto anche se rimossa, può aver già fatto il giro del mondo e ne rimarrà comunque traccia sui server. Bisogna prestare estrema attenzione ai dati che vengono immessi online.
Il rispetto per l'altro è basilare, virtualmente e nella vita "reale": utilizzare un nickname non ci autorizza a essere offensivi o, peggio, a perseguitare qualcuno. Creare un dialogo costruttivo genitori-figli aiuta questi ultimi a saper chiedere aiuto in maniera appropriata in caso di molestie e bullismo via web.
I genitori hanno anche il compito di tenersi informati e aggiornati sulle nuove tecnologie. Non basta dire "non ci capisco nulla...sono cose da ragazzi", utilizzando l'età come alibi.
Confrontarsi con i figli risulta più utile e produttivo se si conosce l'argomento!