Secondo l'Istat dal 1995 i matrimoni interrotti dopo almeno 25 anni sono aumentati di due volte e mezzo, con un raddoppio nel periodo 2000-2011.
Questi dati sono giustificati dal complessivo aumento dell'aspettativa di vita e a una visione nel complesso meno stigmatizzante del divorzio.
Il nido vuoto
Volutamente in questa breve rassegna non ci soffermiamo sul caso delle violenze domestiche, che meriterebbero una trattazione specifica e approfondita.
Nei panni dei figli
Si tende erroneamente a pensare che essendo ormai adulti (e spesso fuori casa) non soffrano più di tanto. I vissuti cambiano a seconda della realtà di ciascuno ma possiamo fare alcuni esempi.
Ci sono casi in cui la conflittualità striscia in casa da anni: per molti figli la separazione genitoriale può essere accolta con un sospiro di sollievo. Alcuni figli possono scegliere di schierarsi con il genitore percepito come "vittima" contro il "carnefice".
In molti contesti socioculturali il divorzio in generale è ancora vissuto con imbarazzo sociale. Soprattutto quando riguarda ultrasessantenni può essere etichettato come socialmente inaccettabile, ridicolo.
Quando gli ex coniugi iniziano a frequentare nuovi partner la situazione può essere vissuta con vergogna da parte dei figli. Pensiamo ai casi in cui il nuovo partner è molto più giovane, o a quando i genitori si rituffano nella vita mondana o decidono di sottoporsi a trattamenti e interventi di tipo estetico, alla ricerca di una seconda giovinezza.
Non dimentichiamo inoltre tutte le preoccupazioni connesse agli aspetti ereditari in caso di nuovi matrimoni o di nuovi fratelli/sorelle, con schermaglie che possono essere istigate dal coniuge "tradito" o "abbandonato".
Non da ultimo, può generarsi nei figli un senso di colpa per essere usciti di casa ed essere venuti meno al ruolo di collante della coppia: "se non me ne fossi andato/a non si sarebbero separati...".
La terapia di coppia over 60
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