Si manifesta anche a livello fisico, non solo arrossendo, ma anche con il distogliere lo sguardo, l'agitazione,il blocco della parola, i vuoti di memoria, la confusione...
È legata è legata alla disattesa delle aspettative altrui: chi si vergogna tende ad attribuire all'altro giudizi negativi su di sè: "pensano che io non valga nulla, che non sia degno, che sia ridicolo,..." Ogni piccolo insuccesso, un errore, un'incapacità vengono letti come conferma del proprio disvalore. Induce a nascondersi e mascherarsi: l'individuo si percepisce come negativo e così aprirsi all'esterno diventa innaturale, faticoso, angosciante.
La vergogna non è un'emozione di per sé negativa ma lo diventa nel momento in cui limita e compromette l'esperienza personale, andando a incidere sull'autostima e sull'immagine di sé.
La vergogna insorge successivamente alle emozioni primarie-felicità, rabbia, paura, tristezza- poiché richiede autoconsapevolezza e interiorizzazione di norme e di condotte morali acquisite. Per questo compare intorno ai 2-3 anni circa.
L'esperienza del bambino si definisce attraverso le relazioni: di qui l'importanza dell'immagine di sè rimandata dall'esterno. Se viene sminuita, è più facile che avvenga un'inibizione della propria capacità di esprimersi, con conseguente ritiro dalle relazioni.
I messaggi esterni più potenti in questo senso sono quelli provenienti dalla figure ritenute significative: genitori, insegnanti, gruppo dei pari...In particolare, le aspettative degli adulti devono essere realistiche ed adeguate all'età e ai contesti. Dietro la vergogna c'è il giudizio altrui, di qualcuno con più potere che ha fatto sentire il bambino impotente, piccolo. Sottovalutare questa sensibilità con parole, rimproveri o comportamenti inadeguati e offensivi può dar luogo a esperienze dolorose che alimentano la percezione negativa di sè.
Come ci ricorda Boris Cyrulnik, la vergogna è essenziale per il nostro sviluppo emotivo perché ci rende atteni allo sguardo altrui, fornendoci una chiave per conoscere noi stessi.
Quando è provata in dosi massicce è molto distruttiva perchè intacca l'autostima, ci fa sentire inferiori, ci isola, ci imbarazza e ferisce. La vergogna non espressa si autoalimenta, soprattutto in casi di eventi molto dolorosi quali violenze e abusi subiti: non riuscire a raccontare il dolore aumenta l'intensità delle ferite emotive.
Non necessariamente è provocata da un evento traumatico: può anche trattarsi di una "piccola ferita narcisistica". Ci fa riflettere su chi siamo, segnalandoci la violazione di un codice etico: " è il più terribile dei sentimenti ma, presa a piccole dosi, ci fa sentire profondamente umani".
[Per approfondimenti: "La vergogna" di Boris Cyrulnik. Ed. Codice , 2011]