Se però il bambino presenta delle problematiche, delle difficoltà nello sviluppo cognitivo, dei disturbi che influenzano la sua crescita, il contesto familiare si trova ad affrontare una situazione ancora più complessa. L’impegno nella cura del piccolo è percepito come particolarmente pressante e, alla prima reazione di disperazione e di difficoltà nell’accettare la situazione, presto si aggiungono l’ansia di non sapere come comportarsi nei suoi confronti, la colpevolizzazione, la paura di sbagliare negli interventi ed un senso di frustrazione per non riuscire a raggiungere i risultati sperati. La riorganizzazione delle dinamiche familiari diviene quindi complicata, condizionata dal trauma della nascita di un bambino “diverso”. In questa prospettiva, in cui si considera solo “ciò che non ha”, spesso si tende a perdere di vista il fatto che il bambino con difficoltà cognitive, il bambino che presenta una disabilità o un ritardo conserva tuttavia delle abilità e delle potenzialità che vanno valorizzate e potenziate. Occorre quindi guardare avanti e considerare che egli ha un proprio personalissimo piano di sviluppo, con tempistiche e modalità da ritagliare sulle sue caratteristiche, evitando di “fare confronti” con qualcuno se non con lui stesso: ogni piccolo progresso sarà una grande conquista, un passo avanti in più rispetto a ieri nella dimensione della sua autonomia.
I nostri interventi sono condotti secondo il paradigma di quella psicologia positiva che considera unica ogni persona, e come tale protagonista di una storia personalissima. Disagi, dubbi, difficoltà che immancabilmente si presentano nella vita di ciascuno devono quindi essere affrontati con un approccio specifico ed individualizzato, perché ogni persona è diversa. Aiutare qualcuno a “crescere”, educarlo a sviluppare le sue risorse è un impegno difficile da affrontare, ma tanto più efficace quanto più si punterà a valorizzare quelle abilità che, in misura maggiore o minore, ognuno possiede. In quest’ottica diviene naturale interpretare la possibilità di educare qualsiasi bambino, sia pure disabile, perché ogni bambino è diverso e necessita di essere accompagnato nella sua personalissima strada, agendo sulle capacità che egli manifesta.
E se è vero che l’educazione del bambino disabile richiede un costante e cosciente intervento della famiglia, è vero anche che qualsiasi bambino lo richiede. La chiave della crescita sta nel rispetto delle caratteristiche individuali che ogni nuovo arrivato possiede.
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>>Consulenza alle famiglie per la valutazione e il potenziamento delle risorse nei bambini disabili
[ a cura di G. Starnotti]