
Siamo perciò di fronte a uno "sdoppiamento", con dei genitori double-face? No, e vediamo meglio perché.
La presenza dei figli altrui funziona come uno specchio, che può mettere in luce eventuali mancanze o carenze. Si tende a rimproverare negli altri bambini ciò che non si vede nei propri, o a criticare comportamenti genitoriali che su se stessi non vengono visti e riconosciuti.
Il timore di essere giudicati dagli altri genitori come più autoritari o permissivi può indurre a stare sulla difensiva. I propri figli perciò sono i migliori, e il proprio metodo educativo è il più efficace.
Dal punto di vista evoluzionistico è più logico essere legati ai figli propri: l'ambivalenza viene compensata dall'amore incondizionato e ciò che si prova verso gli altri bambini diventa una valvola di sfogo. Come fare dunque a conciliare questa irritazione con il mandato biologico che ci dice di amare i cuccioli della nostra specie?
Una cosa utile da fare è domandarsi quanto ci si mette di proprio nella percezione negativa dell'altro. Quanto è dovuto a un proprio timore di essere contestati o squalificati nelle proprie capacità genitoriali? Quanto incide il confronto tra stili educativi differenti? Quanto invece è proprio di quel bambino? Quali emozioni fa provare?
Una sana empatia può essere d'aiuto. Chiedersi ad esempio"cosa farei se capitasse a me con mio figlio?" può aiutare a riflettere da un altro punto di vista,così come l'accettazione dei propri limiti, declinando la vicinanza con il bambino "insopportabile" quando non gradita.