Non appena pubblicano un contributo, stato o foto che sia, controllano ripetutamente il numero di condivisioni e "like".
Alla ricerca di nuovi contatti, aggiungono molte amicizie- spesso sconosciute.
Che sia per giocare, chattare o scrivere in gruppi o pagine, vivono connessi per molte ore al giorno: sono i Facebook-dipendenti o social network- addicted.
Non esiste una vera e propria classificazione di questo problema, che può eventualmente essere diagnosticato come una forma di "new addictions", cioè dipendenza senza sostanza o comportamentale, tra cui rientrano quelle di tipo tecnologico.
Per inquadrare la situazione possiamo fare ricorso a una serie di indicatori di massima:
- quando non è possibile connettersi, l'individuo sperimenta una serie di conseguenze psicologiche negative: ansia, panico, pensieri fissi, sbalzi d'umore, momenti depressivi, paure, disturbi del sonno, suscettibilità...;
- si verificano problemi sociali, affettivi, familiari e lavorativi, e graduale isolamento dalla vita "reale";
- sono presenti complicazioni fisiche quali emicranie, disturbi alla vista, tensioni, crampi, stanchezza, dolori muscolari...
Il cuore del problema risiede nella centralità che la persona "dipendente" attribuisce al giudizio esterno. Perché è così importante essere sempre connessi, verificare l'approvazione altrui? Cosa spinge ad aggiungere tra i contatti persone del tutto sconosciute? Come mai una persona dedica gran parte del suo tempo a una vita "social", a discapito di quella sociale?
Su Facebook, e nei social in generale (Twitter, Tumblr,...), si possono nascondere le parti di sé che non ci piacciono- o che crediamo non possano piacere- ed enfatizzare aspetti che pensiamo ci rendano più accettabili, desiderabili, ricercati. Si dissimulano le ansie e le preoccupazioni derivanti dalla solitudine del "reale" e si può colmare per un po' la scarsa stima di se stessi.
Non è il social network a essere nocivo in sé anzi: se ben utilizzato può rappresentare una modalità positiva per tenersi in contatto, ritrovare vecchi amici ed organizzare eventi...reali!
Consultarsi con uno psicologo può aiutare a riconoscere le cause di questa fuga dal reale, approfondendo le motivazioni che spingono la persona addicted a investire così tanto tempo e risorse in relazioni virtuali e valutando l'opportunità di intraprendere un percorso terapeutico.