L’efficacia dell‘EMDR è stata dimostrata in tutti i tipi di trauma, sia per il Disturbo Post Traumatico da Stress che per i traumi di minore entità (Shapiro, 2003
EMDR. Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso movimenti oculari , Ed. Astrolabio). Può essere inoltre utilizzato per alleviare i malesseri psicosomatici e l'ansia da prestazione; per rafforzare il senso di auto-efficacia in campo lavorativo, sportivo e performativo in generale.
La complessità di questo metodo fa sì che possa essere integrato all'interno del percorso psicoterapeutico, anche tra i diversi orientamenti c'è ormai un sostanziale riconoscimento della sua efficacia.
L'EMDR considera la patologia come un'informazione immagazzinata in modo non funzionale e si basa sull’ipotesi che ci sia una componente fisiologica in ogni disturbo o disagio psicologico. Quando avviene un evento ”traumatico” viene disturbato l’equilibrio eccitatorio/inibitorio necessario per l’elaborazione dell’informazione, che rimane perciò "congelata" e inelaborata, dando origine a patologie e disturbi psicologici.
Come nelle più illustri scoperte scientifiche, è stato un episodio casuale a segnare l'inizio del metodo EMDR. Nel 1987, la psicologa Francine Shapiro scoprì che i suoi movimenti oculari volontari riducevano l'intensità di pensieri negativi disturbanti. Da queste considerazioni la dr.ssa Shapiro svolse degli studi volti ad esaminare l'efficacia dell'EMDR nel trattamento di reduci del Vietnam traumatizzati, e di vittime di aggressioni sessuali: l'EMDR riduceva notevolmente i sintomi dei loro disturbi da stress post-traumatico (PTSD).
Durante l'EMDR, il terapeuta individua con il paziente uno specifico trauma/evento disturbante. Attraverso un protocollo strutturato, viene richiesto al paziente di descrivere l'evento, focalizzandosi su un'immagine significativa. Il terapeuta guida il paziente nella descrizione dell’evento o dell’aspetto disfunzionale, chiedendo una descrizione gli elementi disturbanti importanti. Viene chiesto al paziente quali pensieri e convinzioni ha mentre richiama l’aspetto peggiore o più disturbante dell’evento. Il terapeuta aiuta l’elaborazione mediante movimenti guidati degli occhi, o altre stimolazioni bilaterali degli emisferi cerebrali.
Durante i set stimolazioni bilaterali, il paziente rivive vari elementi del ricordo iniziale o di altri ricordi. Il terapeuta interrompe i set ad intervalli regolari, per accertarsi che il paziente stia elaborando adeguatamente da solo. L’obiettivo è l’elaborazione rapida delle informazioni relative all'esperienza negativa da parte del paziente, fino ad una sua risoluzione adattiva.
Durante le sedute di EMDR il paziente può vivere emozioni intense, ma al termine della seduta, la maggior parte delle persone riferisce una notevole riduzione nel livello di disturbo associato all’esperienza traumatica. Questo è dovuto ad una riduzione della sintomatologia, ad un cambiamento delle convinzioni del paziente da vecchie negative nuove positive, ed alla prospettiva di una funzionalità ottimale.
L'EMDR può collocarsi all'interno di un percorso terapeutico più ampio, come approfondimento di una certa tematica, o da solo come trattamento specifico.
Questo metodo ha un approccio globale, dal momento che si rivolge all'evento passato, al disturbo presente e ai pensieri desiderati per il futuro.
Durante l'EMDR il paziente rimane cosciente: non siamo quindi di fronte a una tecnica di ipnosi; non ci sono controindicazioni particolari: può essere fatto da chiunque sia in grado di affrontare un percorso psicoterapeutico.
Le esperienze traumatiche in cui si rivela efficace sono ad esempio:
-traumi subiti nell'età dello sviluppo;
-eventi stressanti nell'ambito delle esperienze comuni (lutti, malattie, crisi lavorative, difficoltà coniugali...)
-eventi stressanti al di fuori delle comuni esperienze umane come disastri naturali (terremoti, inondazioni...) o provocati dall'uomo (incidenti gravi, violenze, torture...)
Su YouTube è possibile visionare alcuni filmati, ve ne proponiamo due a livello esemplificativo.
Il primo - in inglese- è a cura dell'APA (American Psychological Association), e vede all'opera la Dr.ssa Francine Shapiro: